Il roveto ardente di Mosè e il “divino semper fragrans amore” di Maria

Il roveto ardente che non si consuma è una immagine religiosa di forte evocazione. Appare nell’Esodo 3, 2-6, a ricordo della chiamata di Mosé quando stava pascolando il gregge del suocero Ietro oltre il deserto, sul monte Oreb:
“L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un roveto. Mosè osservò che il roveto era tutto una fiamma e non si consumava.
Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il roveto non si consuma!» Il Signore vide che egli si era mosso per andare a osservare e lo chiamò di mezzo al roveto e disse: «Mosè! Mosè!» Ed egli rispose: «Eccomi». Dio disse: «Non ti avvicinare; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro». Poi disse : «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe». Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio”.

Il ricordo del roveto ardente è ripreso anche in Deuteronomio 33, 16 nella benedizione data da Mosé figli di Israele:
“... le delizie della terra e di quanto essa contiene, con il favore di Colui che stava nel roveto, scendano sul capo di Giuseppe ...”.

Compare nel nel Nuovo Testamento in Marco, Luca e negli Atti a evocare, oltre al sacrificio di Isacco, alla croce di Cristo e alle spine della sua corona, la resurrezione:
“A riguardo poi della resurrezione dei morti, non avete letto nel libro di Mosé, nel punto del Roveto, come Dio gli abbia parlato dicendo: «Io sono Iddio di Abramo, Iddio di Isacco e Iddio di Giacobbe?» Non è il Dio dei morti, ma dei vivi? ...” (Mc 12, 26).

“... Questo Mosè, che avevano rinnegato dicendo: «Chi ti ha costituito capo e giudice? proprio questo Mosé Iddio mandò, come capo e liberatore, con l’aiuto dell’Angelo che gli era apparso nel roveto. Egli fu che li fece uscire, operando prodigi e miracoli in Egitto, nel mar Rosso e nel deserto, per quarant’anni ...” (At 35, 36).

Sempre sul roveto scrisse il Lessico di Iconografia Cristiana (Gerd Heinz-Mohr):
“Poiché il roveto ardente dell’apparizione di Dio, sebbene fosse in fiamme non si comsumava, venne inteso come tipo dell’Immacolata Concezione di Maria ... Perciò spesso si raffigurò Maria stessa col Bambino in mezzo al roveto ardente ... ”.
Ma è bene citare, come fatto altre volte, il padre Ippolito Marracci Chierico Regolare della Madre di Dio († 1675) e il suo Polyanthea, dizionario di attributi mariani, secondo i Padri della Chiesa e altri autori.

Alla voce, oltre ai vari ricorrenti Rubus ardens incombustus (Roveto ardente, non bruciato), troviamo Maria come:
Rubus intellectualis absque combustione Divinitatis ignem tenens (Epifanio di Salamina, † 403).
Roveto intellettuale, senza bruciare, che contiene il fuoco della Divinità.

Rubus incombustus, habens intus ignem Divinitatis, de combustionem nullatenus passa (San Giovanni Crisostomo, † 407). Roveto non bruciato, avendo in sé il fuoco della Divinità, non subì alcuna combustione.

Rubus nature animatus, quem divini partus ignis non combussit (San Proclo di Costantinopoli, † 446).
Roveto animato dalla natura, che il fuoco della nascita divina non bruciò.

Rubus ardens inexustus; peperit siquidem, et uterum non aperuit; concepit, et vulvam non corrupit; eduxit infantem , et uterum signatum reliquit; lac suppeditavit, ubera tamen intacta conservavit (Isichio di Gerusalemme, V secolo).
Roveto ardente non consumato; anzi ha partorito, ma non ha aperto il grembo; Ella concepì e non corruppe la matrice; partorì il bambino e lasciò il grembo sigillato; allattò e serbò intatti i seni.

Rubus, igni complexum miraculum, ipsa peccato inaccessa (nam e plancta intacta erat, ignique illibata) cuius divino partu, ad caelum terrigenis accessum redditum est (San Giovanni Damasceno, † 749).
Roveto, miracolo circondato dal fuoco, Essa stessa incontaminata dal peccato (perché la pianta era intatta, non toccata dal fuoco), il cui parto divino restituì ai terrestri l’accesso al cielo.

Rubus ardeus à Moyse previsus in monte Synai; sine combustione enim intolerabilem ineffabilis essentiae fulgorem portavit, cum unita est una divinarum personarum illius carni nostra crassitici (Ibidem).
Roveto ardente, scorto da lontano da Mosè sul monte Sinai; poiché, senza bruciare, portava l’intollerabile splendore dell’essenza ineffabile, quando una delle sue divine persone si unì alla nostra grossolana carne.

Rubus divinitatis igne non combustus, omnes fruticolas passiones nostras comburens et ab igne eterno eripiens nos (Giuseppe l’Innografo, † 886).
Roveto della Divinità, non bruciato dal fuoco, che brucia tutte le nostre piccole passioni e ci salva dal fuoco eterno.

Rubus divinum ignem in visceribus suscipiens, et nullam prorsus combustionem patìens (Ibidem).
Roveto che riceve il fuoco divino nelle sue viscere e non subisce alcuna combustione.

Rubus Moysis, qui ardebat et non comburebatur; sicut enim in rubo erat ignis secundum essentiam, non secundum virtutem combustivam, sic in beata Virgines fuit fomes secundum essentiam, non secundum virtutem ad peccatum inclinativam (Idiota).
Roveto di Mosè, che ardeva e non si consumava; poiché come nel roveto c’era il fuoco secondo la sua essenza, non secondo la sua potenza bruciante, così nella beata Vergine c’era il fomite [esca] secondo la sua essenza, non secondo la sua potenza di inclinazione al peccato.

Rubus, per quem caeleste mysterium est manifestatum, quia cum divinitatis ille ignis, qui sustineri, et comprimi nequit, humanam materiam comprehendisset; luminis quidem communionem immictit, at necque comburit, neque absumit naturam, divinitatis flamma circumdatam (Leone imperatore).
Roveto, attraverso il quale fu manifestato il mistero celeste, perché quando quel fuoco della Divinità, che non può essere sostenuto o compresso, comprese la materia umana; essa infonde sì la comunione della luce, ma non brucia né consuma la natura, circondata dalla fiamma della divinità.

Rubus ardens, qui non comburebatur, quia B. Virgo concipiebat Filium, nec violabatur, gravidabatur, sed non gravabatur, alleviabatur in partu, nec dolebat (Riccardo di San Lorenzo, sec. XIII).
Roveto ardente, che non fu bruciato, perché la Beata Vergine concepì il Figlio, e non fu violata; incinta, ma non fu gravata; fu sollevata durante il parto, e non provò dolore.

Rubus parvula per summam humilitatem, et contemptum sui aspera per exercitium virtùtum, contra mollitiem et dissòlutionem: viridis per fidem, vel perpetuam sanctitatem florida per virginitatem; odorifera per sanctam opinionem; aculeata per multiplicis tribulationis punctionem, et hoc maxime in Filii passione (Ibidem).
Roveto, piccola per la massima umiltà e disprezzo di sé, ruvida per l’esercizio delle virtù, contro la debolezza e la dissoluzione; verde per la fede o la santità perpetua, fiorente per la verginità, fragrante per la santa convinzione, aculeata dalla puntura di molteplici tribolazioni, e questo specialmente nella passione del Figlio.

Rubus virginitate virens, qui ignem divinum per foecunditatem tenuit, et florem pudicitiae inconsumptum servavit (Alberto Magno, † 1280).
Roveto verde di verginità, che custodisce il fuoco divino attraverso la sua fertilità e conserva intatto il fiore della castità.

Rubus, quem Moyses Sancto Spiritu igniendum, et nulla pollutione humana contaminandum praevidit (Bartolomeo da Pisa, † 1401).
Roveto che Mosè scorse da lontano incendiato dallo Spirito Santo e non contaminato da alcuna corruzione umana.

Rubus ardens, divino semper fragrans amore (Giovanni Tritemio, † 1516).
Roveto ardente, sempre profumato di amore divino.

Paola Ircani Menichini, 27 giugno 2025. Tutti i diritti riservati.




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